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Nelle antiche pinete caledoniane ancora sopravvive il gallo cedrone (Tetrao urogallus urogallus). La specie, con diverse sottospecie, ha una distribuzione che copre l’Europa settentrionale attraverso l’Asia centrale.

Nel 18° secolo questo tetraonide scomparve, per la prima volta, dal Regno Unito a causa della frammentazione/perdita degli habitat, della caccia non regolamentata e, probabilmente, anche a causa di estati fredde ed umide nel corso di quella che va sotto il nome di Piccola Era Glaciale. Per ovviare alla scomparsa dei cedroni, nel XIX secolo – nel Pertshire,  furono avviate delle operazioni di reintroduzione attraverso l’importazione di individui provenienti dalla Svezia. Fautori di questa operazione furono, principalmente, i proprietari terrieri interessati alla loro salvaguardia e, nel contempo, intenzionati a mantenere viva e possibile la tradizione della caccia a questo meraviglioso animale. Grazie all’impegno profuso ed ai diversi ripopolamenti che si susseguirono nel corso degli anni, questo maestoso uccello si diffuse nella Scozia orientale e centrale raggiungendo una consistenza stimata in circa  20.000 esemplari negli anni ’70.

Purtroppo, dagli anni ’70 in poi, il trend è tornato inesorabilmente a calare fino a portare gli stessi cacciatori ad interromperne il prelievo. Dal 2001 la specie giova di una totale protezione legislativa ed è stata inclusa nella lista delle specie di uccelli che richiedono massima attenzione (UK list of bird species of High Conservation Concern); diverse zone forestali sono state, inoltre, designate come aree di protezione speciale per il cedrone. Tuttavia, nonostante il forte impegno di tutte le categorie coinvolte, non si è riusciti a contrastare la sua diminuzione e le più recenti stime (2015/16) restituiscono una consistenza di circa 1000 individui, l’83% dei quali presente, nelle pinete di Badenoch e Strathspey, nelle Highlands scozzesi.

Dal quadro generale, emerge che uno dei punti critici per la demografia della popolazione, sia da collegare con lo scarso successo riproduttivo. Quest’ultimo pare essere accelerato dalla perdita di individui adulti che muoiono a causa della collisione contro i recinti per i cervi. Tali “barriere” sono state costruite al fine di ridurre la pressione esercitata con il pascolo dai cervi, favorendo così il recupero e l’espansione della foresta, una maggiore connettività ed un generale miglioramento dell’habitat. Tutte questi fattori sono ritenuti utili nel favorire gli “specialisti” di foresta (pineta) come, appunto, il gallo cedrone.

Per cercare di contenere, purtroppo senza riuscire ad eliminare, le morti provocate dalle collisioni con le recinzioni, si è cercato di rendere queste ultime più visibili attraverso l’utilizzo di bastoncini di legno o di plastica.

Ad incidere sulla salute delle popolazioni, anche lo scarso successo nella riproduzione che può comportare la perdita di uova o di giovani. Come per la maggior parte degli uccelli che nidificano a terra, le nidiate sono vulnerabili alla predazione, soprattutto durante le quattro settimane del periodo di incubazione. Dei 20 nidi trovati nella riserva Abernethy dell’RSPB tra il 2003 ed il 2007, 12 sono risultati compromessi, tra questi 9 erano stati predati da martore. In un recente studio, tramite l’utilizzo di radio collari e fototrappole, sono stati trovati 3 nidi, su 9, predati da martore (dalle immagini delle fototrappole sono state catturate martore intente a trasportare uova o pulli).

Se le uova si schiudono, i pulcini possono, allo stesso modo, essere predati e risultare vulnerabili durante il tempo umido tipico del mese di giugno; questi fattori possono, inoltre, ridurre i tempi di foraggiamento (a carico di insetti) e rendere difficoltoso per i pulli rimanere asciutti. Un altro fattore potenzialmente limitante sulla sopravvivenza dei pulcini, è rappresentato dalle zecche delle pecore, che potrebbero parassitarli. Tale impatto non è stato quantificato, ma si presume possa ridurre la sopravvivenza, come peraltro riscontrato per il forcello e per il piviere dorato.

Il GWCT (Game and Wildlife Conservation Trust), dal 1990, ha monitorato, in varie foreste, il successo delle covate del gallo cedrone anche attraverso l’utilizzo di censimenti tramite cani da punta. Anche nelle annate migliori, metà delle femmine non riescono ad allevare i piccoli; purtroppo il 2019 è risultato essere un altro anno poco produttivo, con solo 0,2 giovani per femmina.

Confrontando i dati, relativi alle nidificazioni, degli ultimi 20 anni e tenendo conto degli indici meteorologici, degli habitat e dell’abbondanza dei predatori, è emerso che i maggiori successi venivano registrati nei nidi presenti nelle aree più secche delle foreste e con minore presenza di predatori opportunisti  (martore e corvi).

Un altro dato interessante è rappresentato dal fatto che la densità degli adulti risulta essere più elevata in quelle foreste dove minore è la presenza delle volpi.

Per cercare di contenere il rischio di predazione nelle varie fasi della vita del gallo cedrone, è necessario ridurre al minimo l’impatto dei predatori generalisti. Le volpi ed i corvidi possono essere abbattuti, soprattutto prima e durante il periodo riproduttivo, mentre le martore sono legalmente protette. Una gestione legale dei predatori viene effettuata nell’ambito di alcune foreste di proprietà privata mentre nella maggior parte delle altre foreste prevale la tendenza ad attuare operazioni finalizzate al solo recupero dell’habitat.

In tale direzione, molto è stato fatto per migliorare gli habitat e la connettività riducendo, al contempo, i disturbi ed i pericoli come quello derivante dalle recinzioni. Tuttavia, andrebbe sicuramente affrontato anche l’impatto dei predatori e dei parassiti. Questo crea una dicotomia di opinioni tra ecologi e gestori del territorio. Forte resta la preoccupazione se l’attenzione si fissa esclusivamente sull’habitat senza considerare che, se la sopravvivenza di uova e pulli rimarrà troppo bassa, potrebbe verificarsi una seconda estinzione del cedrone in Scozia.

Manuela Lai

 

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About the author

Manuela Lai

Naturalista ed agrotecnico laureato.
Esperta di wildlife economy, filiera, uso sostenibile e valorizzazione delle carni di selvaggina. Influencer e blogger del wild food.

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