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Ogni anno, milioni di uccelli migrano per migliaia di chilometri. La maggior parte vola di notte eppure rimane attiva anche durante il giorno, suscitando perplessità negli scienziati che si chiedono come facciano a dormire così poco. Uno studio, pubblicato sulla rivista “PLoS Biology”, rivela che questi uccelli semplicemente riescono a fare a meno di dormire senza subire i disastrosi effetti della privazione di sonno che si osservano in altri animali.
Il meccanismo biologico alla base di questo fenomeno, se identificato, potrebbe rivelarsi utile per coloro che necessitano per lavoro di rimanere svegli per lunghi periodi di tempo e potrebbe fare luce sui disturbi dell’umore che danneggiano il sonno.
Ruth Benca dell’Università del Wisconsin di Madison ha studiato nel corso di un intero anno alcuni passeri dalla corona bianca in cattività.
Normalmente questi uccelli migrano ogni primavera e ogni autunno per oltre 4000 chilometri, dall’Alaska alla California meridionale, volando quasi sempre di notte. Durante la stagione migratoria, all’interno delle gabbie in laboratorio gli uccelli diventavano agitati e si muovevano avanti e indietro sbattendo le ali.
I ricercatori hanno analizzato i loro movimenti in gabbia e hanno collegato i loro cervelli a sensori per controllare gli schemi di sonno.
Nei periodi in cui gli uccelli normalmente migravano, essi dormivano soltanto per un terzo del solito ed entravano più rapidamente nella fase REM, il tipo di sonno tipicamente associato negli esseri umani ai sogni. Quando i passeri erano attivi di notte, i sensori indicavano che erano del tutto svegli.
I risultati suggeriscono che gli uccelli diminuiscono semplicemente il loro periodo di sonno, anziché volare da addormentati durante le migrazioni.
I meccanismi alla base di questa abilità rimangono sconosciuti, ma ulteriori studi potrebbero far luce sui processi del sonno in generale e sulla neurobiologia di alcuni disturbi correlati.
I volatili ricordano con precisione dettagli e punti di riferimento osservati nei viaggi precedenti.
Secondo uno studio condotto da ornitologi tedeschi, gli uccelli migratori avrebbero una miglior memoria a lungo termine rispetto alle specie che rimangono tutto l’anno nel loro ambiente naturale. Questa caratteristica potrebbe essere d’aiuto agli uccelli per non perdere la strada durante il viaggio.
Gli uccelli che volano per lunghe distanze usano diversi metodi per mantenere la rotta, dal loro senso dell’odorato al campo magnetico terrestre. Quando si avvicinano alla destinazione finale, tuttavia, cambiano strategia: osservano il paesaggio, cercando punti di riferimento come cespugli o alberi che hanno memorizzato nel corso di viaggi precedenti.
Ecco perché gli uccelli ritornano e si fermano anno dopo anno agli stessi siti d’estate, d’inverno e nelle tappe durante i viaggi.
Alcuni studi anatomici avevano suggerito che gli uccelli migratori apprendono molte cose durante il percorso. Il beccafico (Sylvia borin), per esempio, ritorna in Europa dopo il suo primo viaggio in Africa con un ippocampo più grande, la regione del cervello coinvolta nell’apprendimento delle informazioni spaziali. L’occhiocotto (Sylvia melanocephala), che invece non migra, non mostra questo cambiamento. Ma una prova diretta del fatto che la migrazione aiuta gli uccelli a ricordare meglio non era ancora stata trovata.
Per dimostrare questa teoria, Claudia Mettke-Hofmann e Eberhard Gwinner del centro di ricerca di ornitologia Max-Planck di Andechs, in Germania, hanno allevato più di 100 esemplari di beccafico e occhiocotto. In autunno, quando gli uccelli normalmente migrano, gli studiosi hanno fatto trascorrere a ciascun uccello qualche ora in due camere adiacenti, una delle quali conteneva degli insetti morti come cibo. Per più di un anno, gli uccelli migratori ricordavano perfettamente qual era la camera con il cibo, mentre quelli sedentari lo dimenticavano dopo sole due settimane

Luca Bececco

About the author

Luca Bececco

Luca Bececco ha frequentato il biennio di Scienze ambientali dell'Università degli Studi di Siena. È presidente dell'associazione Progetto Migratoria ed è da sempre impegnato nella ricerca sui migratori e fenologie dell'avifauna.Ha realizzato e gestisce il Centro Ornitologico del Malpasso ed il Centro riabilitazione rapaci di Cupi–Magliano, Tutte le attività di studio sono collegate ad attività "sul campo", in particolare l'allevamento dei colombacci e le attività di falconeria.

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