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Una nuova analisi della Environmental Protection Agency dipinge un quadro oscuro per la fauna selvatica negli Stati Uniti.
Il secondo pesticida più comunemente usato nel paese, l’atrazina, sta probabilmente danneggiando la maggior parte delle specie di mammiferi, uccelli, anfibi e rettili, specialmente nel Midwest dove il suo utilizzo è più elevato. Purtroppo, i risultati non sono poi così scioccanti: lo sappiamo da decenni. L’Unione Europea ha vietato l’atrazina nel 2004 proprio per questo motivo. Circa 70 milioni di libbre di atrazina vengono utilizzate ogni anno negli Stati Uniti su colture, prati, cortili delle scuole, campi da gioco e campi sportivi. E non si tratta solo di problemi per la fauna selvatica: l’esposizione all’atrazina è stata correlata anche con malformazioni alla nascita e neoplasie nell’uomo.

Nelle acque superficiali italiane l’atrazina, a 26 anni dal suo bando, circola ancora liberamente nel sistema idrico.
È il quadro che esce dal Rapporto sui pesticidi nelle acque reso noto dall’Ispra. Nel complesso 2 punti su 3 sono risultati inquinati da pesticidi nel monitoraggio delle acque superficiali e un punto su 3 in quello delle acque sotterranee. “Il rischio complessivo è sottostimato“, sintetizza Pietro Parisi, responsabile sezione sostanze pericolose di Ispra. Anche perché la vicenda atrazina dimostra che, tra il momento in cui si prende atto del pericolo sanitario e ambientale e quello in cui la minaccia viene effettivamente scongiurata, passano generazioni.

Giuliano Milana

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Giuliano Milana

Naturalista, biologo ed agrotecnico laureato.
Autore di pubblicazioni su riviste scientifiche nazionali ed internazionali, presidente di EPS Sardegna

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