Il dito lo metterei nell’occhio del Coronavirus e anche di quelli, come il fratello ridens del commissario Montalbano, che addirittura l’avevano negato. Sembravano il Don Ferrante dei Promessi Sposi per il quale la peste non esisteva perché non era né sostanza né accidente. Poi, molti di quelli che l’avevano negata, l’hanno beccata, come per l’appunto, il fratello ridens. È difficile parlare di qualche cosa diversa da questa sciagura che ha colpito il mondo, ma l’Italia in particolare. Ma la vita continua, con i suoi problemi di sempre, le sue diverse emergenze, la stupidità dei tanti esperti di complemento. E tra questi alcuni benpensanti animalisti che propongono la castrazione chimica e ormonale dei cinghiali, per risolvere la cosiddetta “emergenza” determinata dal loro numero in continuo aumento. Danni alle colture agricole e rischio continuo di incidenti stradali sono le dirette e costose conseguenze. La caccia, dicono gli animalisti, non risolve il problema, anzi lo aggrava. Indovinate perché? “Perché attraverso la perdita della sincronizzazione dell’estro, potrebbe essere considerata come una causa dei danni stessi”. Lo afferma uno studio anonimo della LAC (Lega Abolizione Caccia). Ambientalisti, lo dice il loro nome, a senso unico. Sostengono quelli della LAC che secondo lo studio di uno scienziato spagnolo, in una popolazione di cinghiali sottoposta a intenso prelievo, le femmine vanno in estro già dal primo anno di età. Ecco la causa dell’aumento delle popolazioni di cinghiali. Non l’abbandono delle colture e quindi l’aumento delle zone boschive, non l’aumento della temperatura che ha determinato maggiori disponibilità alimentari, ma la caccia. Ma come? Fino a ieri ci accusavano di distruggere la fauna selvatica, ora ci accusano di farla aumentare? E tutti quegli altri scienziati, anche dell’Ispra, delle Università di Perugia, Torino e Viterbo (per citare solo gli italiani) che hanno sempre sostenuto che una buona caccia di gestione serve, non a distruggere o a fare aumentare una specie oggetto di prelievo, ma a conservarla, e migliora la situazione delle altre specie, allora dicono stronzate?
Quindi, non la caccia in braccata che addirittura fa aumentare il numero dei cinghiali, non gli abbattimenti selettivi nei parchi esercitati sulle femmine e sulle classi giovani (che secondo l’ISPRA è il metodo migliore, e io dico: basta incrementarlo), non le recinzioni elettriche e il foraggiamento nei boschi, non le catture e le successive immissioni in altre zone, ma la castrazione chimica. Ne parlò la prima volta Il Tirreno, nell’edizione di Grosseto, del 25 agosto 2011. La proposta era della LAV (Lega Antivivisezione), sostenuta dalla LAC e con diverse sfumature anche da Italia Nostra, raccogliendo una proposta di Giovanna Massei, nota a Grosseto per aver collaborato con il Parco della Maremma. La Massei dice di aver sperimentato con successo questo metodo in Inghilterra. Ma mi chiedo: dove stanno i cinghiali in Inghilterra? Su quale specie ha agito? Piccioni e storni? Dopo questa bella esperienza inglese, si tratterebbe ora di sterilizzare i cinghiali con ormoni immessi nelle esche di mais, apribili solo dagli ungulati senza colpire altre specie. Sempre il Tirreno, il 23 agosto 2013, ci informava che la provincia di Lucca aveva avviato uno stretto rapporto con il Parco della Maremma e l’Università di Pisa che stanno studiando il sistema in grado di sterilizzare le femmine di cinghiale. La sostanza è stata trovata. Si tratta ora di trovare dei contenitori che solo i cinghiali possano aprire. Questa era la speranza espressa dall’assessore.
Il Corriere della Sera dell’ottobre di quattro anni fa annunciava che la sperimentazione era già cominciata nel parco della Maremma (c’è lo zampino della Massei?). “Il dispenser è stato utilizzato con successo” spiegava Enrico Giunta, allora direttore del Parco naturale della Maremma.” Si chiama Bos (Boar Operated System) e funziona solo sui cinghiali. In altre parole, riconosce la conformazione del muso e rilascia il cibo dove in futuro sarà inserito l’anticoncezionale”. Ma io mi chiedo: sarà aperto anche dai maschi. E quali effetti avranno su di loro gli ormoni che devono bloccare l’estro delle femmine? Manca ancora la pillola, ovvero il primo farmaco orale in attesa delle autorizzazioni delle autorità sanitarie americane e italiane.
Come se non bastasse, sono allo studio e alla sperimentazione altri farmaci, a base di ormoni, come il GonaCon e il PZP che sterilizzano gli animali (secondo la Massei, il GonaCon-KLH sterilizza il 92% degli animali nei 4-6 anni successivi alla somministrazione) da iniettare con siringhe sparate da apposite carabine. Non la caccia, dunque, ma gli animalisti finiranno i cinghiali. Fine di un problema, forse, ma anche di una risorsa. Nel frattempo, però gli animali continueranno a vivere, defecheranno, si abbevereranno, saranno oggetto di caccia oppure moriranno per cause naturali o per la predazione e quindi cibo per l’uomo e per le altre specie. E quali saranno gli effetti secondari indesiderati per l’uomo e le altre specie presenti nell’ambiente? Non è un crimine avvelenare l’ambiente con gli ormoni?
Storia vecchia di qualche anno, ma sempre nuova per chi non ne ha sentito parlare. Soltanto un mese fa ho di nuovo letto dell’uso degli ormoni per sterilizzare i cinghiali e ormai (udite, udite!) anche i daini a San Rossore.
Dopo che la chimica ha avvelenato le nostre campagne per produrre sempre di più, adesso infetterà anche le specie selvatiche e anche l’uomo. Dobbiamo reagire. Non sarebbe male che qualche Procura aprisse un fascicolo, che i NAS dei Carabinieri intervenissero,
Ma perché non lasciano stare i cinghiali e provano a castrare il Coronavirus?
Bruno Modugno