l’insorgenza di focolai di peste suina africana lungo l’area transfrontaliera, pericolo proveniente dall’Ungheria. Se ne è discusso in un tavolo bilaterale promosso dalla Regione Trentino Alto Adige attraverso il servizio veterinario della direzione Salute in collaborazione con il servizio Caccia della direzione Risorse agroalimentari, presenti i presidenti dei sei distretti venatori confinari e, per parte slovena, i funzionari del servizio caccia del ministero dell’Agricoltura e quelli degli Enti forestali e dell’ente per la Sicurezza alimentare e dei Servizi veterinari.
La peste suina africana è un virus altamente infettivo e virulento che colpisce sia le popolazioni dei suini selvatici quanto i suini domestici e di allevamento. L’esigenza di attuare tutte le misure preventive per scongiurare il diffondersi della patologia è prioritaria alla luce degli enormi danni derivanti da eventuali infezioni.
Il tavolo ha preso in esame le linee guida emerse dalla conferenza internazionale sulla peste suina africana svoltasi a Varsavia nel 2018, che hanno indicato nello spopolamento di specifiche categorie di cinghiali, mirato in particolare a giovani femmine in età fertile, lo strumento efficace per combattere la diffusione della malattia. Ancora una volta l’esagerato numero di cinghiali in Regione si rivela un problema non solo per i danni ai campi degli agricoltori, quanto strettamente sanitario.